Nel 2019, una quantità crescente di ricerche e interazioni con i brand iniziano con “Ciao, Alexa,” “Ciao, Siri” e “OK, Google”. E questi assistenti vocali non si limitano più a smartphone, tablet e smart speaker. l’edizione di quest’anno della fiera CES a Las Vegas ha fatto intravedere un futuro dominato dai comandi vocali, dalle sveglie ai frigoriferi, dalle lampadine agli specchi e i microonde.
La ricerca vocale sta rivoluzionando, quindi, il modo in cui le aziende possono influenzare le persone a conoscere, apprezzare, fidarsi e infine acquistare il loro brand.
Dopo l’introduzione di BERT, il nuovo algoritmo di Google basato sull’introduzione del linguaggio naturale (NLP), la ricerca vocale sarà sicuramente un importante trend per il 2020.
Infatti, un numero sempre crescente di persone opta per ricercare informazioni attraverso la ricerca vocale, senza più digitare sulla tastiera le chiavi di ricerca, in media pronunciamo 150 parole al minuto, ma riusciamo a digitarne solo 40. La voce trasmette emozione, tono e sottigliezze che il testo non è in grado di catturare e consente agli utenti un’esperienza a mani libere e senza occhi. Secondo una recente ricerca, perciò, entro il 2020 oltre il 50 percento di tutte le ricerche su Google saranno effettuato con la voce.
Gartner prevede che entro il prossimo anno anche il 30 percento delle sessioni di navigazione Web verrà eseguito senza schermo. Google in più afferma che le ricerche vocali hanno una probabilità 30 volte maggiore di trovare una conversione rispetto alle ricerche di testo.
Queste informazioni ci confermano che le persone hanno voglia di essere guidate dal loro assistente virtuale per acquistare cose, trovare luoghi o semplicemente informarsi. Quindi la voce, con ogni probabilità, rappresenterà lo strumento di interazione web più potente, ma in che modo questo può avere un impatto sui contenuti?
Un primo indizio può darcelo HearMeOut, il social network che si basa sulla voce, una piattaforma su cui possiamo condividere registrazioni vocali di 42 secondi HearMeOut ha già preso di mira lo spazio delle Connected Car, ossia la tecnologia che permette alle auto di connettersi ad internet. Ed è proprio il settore automotive che potrebbe trarre grandi vantaggi dall’avanzamento della ricerca vocale, l’avanzamento di questo trend potrebbe portare ad un aumento della roduzione di automobili con un’assistente vocale integrato.
Ma la voce sta anche iniziando a incidere sul mondo dell’advertising. A differenza degli annunci di testo o delle immagini statiche, possiamo avere una conversazione (anche se limitata) con annunci pubblicitari vocali. Una forma di innovazione interessante che vede ancora una volta un consumatore sempre più attivo e interattivo, e messaggi coinvolgenti e altamente efficaci per i brand che hanno voglia di differenziarsi dai competitor.
Attraverso l’interazione vocale il brand tende a mostrarsi più empatico. Il contenuto vocale viene percepito come più personale e persino più informale. La voce aggiunge sfumature, il semplice testo, anche se accompagnato da emoji, non riesce a farle vivere profondamente. In più, quando ricerchiamo informazioni con la ricerca vocale, in genere non lo facciamo mai con una sola keywords, ma aggiungiamo diverse parole, profilando sempre più la ricerca.