Lo storico Yuval Noah Harari in una recente intervista ha parlato della pandemia come di un enorme (anche se del tutto involontario) “esperimento sociale”.
La psicologia sociale studia l’interazione tra esseri umani e i fattori che possono orientare i loro atteggiamenti e i loro comportamenti. Uno degli strumenti che i ricercatori usano per validare le loro ipotesi è organizzare, appunto, “esperimenti sociali”, i quali consistono nel mettere singoli individui o gruppi di persone in una condizione o in un contesto nuovo e particolare, senza alcun preavviso o istruzione su come ci si aspetta che siano le loro reazioni.
Gli psicologi sociali osservano i comportamenti e traggono le loro conclusioni. Ma, proprio perché questi esperimenti espongono esseri umani a situazioni inconsuete, le cui conseguenze possono essere imprevedibili, gli esperimenti sociali coinvolgono piccoli gruppi, per tempi limitati, in ambienti controllati.
Nell’intervista, Harari fa diversi esempi. Che cosa succede quando un’intera università sposta improvvisamente online tutti i corsi? Che cosa succede quando milioni di persone cominciano a lavorare da casa? O se uno stato offre contributi economici indistintamente a tutti?
Di fatto queste cose, che stanno realmente capitando ora nel mondo, fino all’altro ieri erano al massimo ipotesi di scuola, da verificare magari, con tutte le cautele, in un lontano futuro.
La scala di questo esperimento sociale che tutti noi stiamo vivendo è planetaria, diventa quindi cruciale domandarsi: qual è l’impatto che esso può avere, al di là delle pesantissime conseguenze economiche, sui comportamenti, sulle priorità e sui valori, e sui modi di pensare e di agire di una consistente fetta dell’umanità.
Harari aggiunge che “non possiamo predire oggi che cosa succederà”. La rapidità e la pervasività della pandemia hanno obbligato ciascuno a confrontarsi con la propria fragilità individuale. Disvelano e, con ciò, mettono in crisi le caratteristiche stesse dell’essere umano globalizzato.
La globalità e l’impatto della pandemia, d’altra parte, invitano a ristrutturare radicalmente gerarchie di valori e di aspirazioni che apparivano consolidate e permanenti e pone nuovi interrogativi anche per le generazioni future.
Come crescerà, e con quali consapevolezze e quali paure, la generazione covid-19? Quanti rischiano di restare indietro, con quanto danno sociale, ed economico? Si formerà una nuova consapevolezza nei confronti dell’ambiente?